M.A. People

Devo dirlo. Posso dirlo? Che faticaccia! Organizzati, corri, chiedi al professore, scrivi, attendi, stai attento, registra le lezioni, studia, chiedi gli appunti, risolvi gli esercizi. E sistemati, che a fare queste cose sei tutto sudato ora. Toh, vai un attimo in bagno, o vai a prendere un caffè alle macchinette. Prenditi una pausa da tutto questo inglese e da tutta questa economia. Eh sì, perché io stavo parlando del mio corso, con cui ho quella relazione di odi et amo così ben conosciuta da ogni studente, internazionale e non.

E poi c’è stato il corso di Management artistico. Con tutti i compagni del corso che piano piano sono diventati sempre più amici, e sempre più cari. Tipi strani, eh. O almeno così li definiresti ad una prima occhiata. Ci sono quelli che fanno teatro, che riconosci subito perché parlano a voce alta; quelli che studiano filosofia, che si vestono meticolosamente e con una meravigliosa cura; poi ci sono quelli incredibilmente energici; quelli che si tingono i capelli di colori incredibili; e quelli che si mettono in mostra solo perché hanno fatto un po’ di arti marziali. Poi, invece, conoscendoli, scopri quanto siano profonde queste persone. Non sono più strani. Sono unici. Sì, molto diversi gli uni dagli altri, ma tutti con un ardente desiderio di scoprire nuove nozioni, di mettersi in gioco e, perché no, di esplorare più profondamente sé stessi.

Sono stati proprio questi motivi a spingermi a partecipare al minor. Volevo cimentarmi in qualcosa di nuovo, uscire dalla mia confort-zone fatta di numeri e grafici, e tuffarmi in attività che mi hanno sempre attirato, ma che mi erano ancora (ahimè) così sconosciute.

Questo corso è stato importante per me. Mi ha permesso di toccare con mano il teatro, la scrittura e la narrazione audiovisiva. Ha allargato le mie conoscenze e i miei orizzonti. Mi ha fatto capire quanto studio, quanta passione e quanta storia si celino dietro queste tre materie. Materie che mi sembravano così naturali, così umane, rivolte solo a quei geni artistici, quelli posti o ai margini della società o su un piedistallo. Mica alle persone normali, come me.  

E invece i docenti ci hanno spiegato, accompagnato, portato a interrogarci su noi stessi, sulle nostre passioni, sul nostro rapporto con esse, e su cosa volevamo fare. Sono stati anche (brutalmente, alcune volte) onesti nelle critiche e nelle risposte. Forse anche a causa del tempo limitato a nostra disposizione.

Lo ammetto, non è stato tutto facile. Però, circondato da persone così, non la senti nemmeno, la fatica. Ti godi i momenti, il lavoro, i molti (troppi) caffè, il passare del tempo.

Questa esperienza mi ha riavvicinato a quell’assopito fanciullino (o che sia un putto?) che è sempre stato dentro di me. E per questo ringrazio tutti, di cuore.

Paolo

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